Legge di bilancio 2018: le associazioni dell’automotive chiedono il mantenimento integrale delle risorse per l’autotrasporto.
ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE hanno inviato oggi una lettera al Ministro Delrio con la quale, paventando la riduzione delle risorse destinate all’autotrasporto in sede di esame del D.d.L. di Bilancio 2018, ribadiscono la necessità che i fondi destinati al comparto non vengano ridotti in alcun modo, stante la loro dimostrata importanza, determinante nel sostenere gli investimenti e lo sviluppo del parco circolante italiano dei veicoli industriali
dei rimorchi e semirimorchi – pesantemente obsoleto – verso la necessaria sostenibilità economica ed ambientale.
Ogni riduzione delle risorse si ripercuoterebbe sugli investimenti delle imprese e conseguentemente sul mercato dei veicoli e sull’indotto già penalizzati dalla crisi degli ultimi anni e dalla quale stanno uscendo con fatica in funzione del sostegno pubblico, ancorché non strutturale.
Sottolineando l’importanza del settore autotrasporto nell’ottica di uno sviluppo di una intermodalità intelligente e ambientalmente sostenibile, le Associazioni scriventi esortano pertanto il Ministro a compiere ogni azione necessaria per impedire che in sede parlamentare venga operata la riduzione delle risorse già messe in conto per il comparto
dell’autotrasporto.
Tutto ciò anche in considerazione della elevata percentuale di trasporto merci su gomma, che si stima sia ancora vicina all’80%. Il camion, infatti, è ancora il protagonista della movimentazione merci lungo strade e autostrade italiane, oltre al fatidico ultimo miglio, risolto avvalendosi dell’impiego di veicoli commerciali per le consegne all’utente finale.
Il “pericolo” quindi che la legge di bilancio 2018 possa intervenire incidendo negativamente sulla bilancia del trasporto, fino al rischio di azzerare i margini di utile necessari alla stessa sopravvivenza del comparto.
Al contrario, una attenta analisi della situazione relativa al parco circolante, non potrà che persuadere il legislatore della necessità di rinnovare le risorse e lasciare un altro periodo di “respiro” del settore, allontanando lo spettro delle difficoltà operative se i margini di utile diventassero troppo esigui.